La periodizzazione (capitolo II, paragrafo 10 della mia tesi di Laurea) - massarob.info

La periodizzazione (capitolo II, paragrafo 10 della mia tesi di Laurea)

Premessa: si fanno riferimenti a categorie giovanili poiché  il titolo della tesi era:
"Analisi e metodologia dell'allenamento nel ciclismo su strada e mountain bike, categoria Allievi (15-16 anni)"

Piano annuale di una stagione ciclistica
Lungo tutto l’anno sportivo, il corridore non può mantenere costantemente ad un elevato livello il proprio stato di forma: per questo motivo il rendimento sportivo non si trova ad un livello biologico costante, ma subisce delle oscillazioni. All’optimum della forma sportiva, fisica, fisiologica, psicologica e tecnico-tattica si giunge dopo una preparazione adeguata e continua che prevede tre fasi (figura 2.10):
-          acquisizione: con l’aumento del rendimento durante varie settimane o mesi nel periodo preparatorio; questa fase è diversa per ogni atleta in funzione dei precedenti sportivi, delle capacità e del potenziale
-          stabilizzazione: è una fase che presenta un rendimento relativamente stabile nel periodo delle gare
-          regressione: è il deterioramento del rendimento all’interno del periodo preparatorio. Il bisogno di recupero dell’organismo impone questa fase.
  
Fig. 2.10: deduzione della periodizzazione della legge dello sviluppo della forma sportiva (Marini, citando Matwejew, 1965)

Lo sviluppo del rendimento e la sua manifestazione mediante la forma devono essere pianificati in relazione ad un periodo cronologico e biologico determinato da:
-          carichi specifici che precedono e coinvolgono tale periodo
-          il calendario di gare, soprattutto focalizzandosi sulle prove più importanti per la squadra ed il singolo atleta.
La frequenza delle gare determina periodizzazioni con una o due picchi massimi di forma o un blocco competitivo di uno o due mesi.


Partendo da questi presupposti si struttura una stagione agonistica dividendola in tre periodi:
-          periodo preparatorio
-          periodo agonistico
-          periodo di transizione.

Il PERIODO PREPARATORIO è necessario a creare una solida base per le competizioni principali.
È introdotto da una tappa di preparazione generale incentrata sulla componente “volume”; l’intensità incrementa successivamente e progressivamente (figura 2.10b).
Questa fase ricerca il ripristino ed il consolidamento delle qualità fisiche di base, al fine di raggiungere un livello ottimale del potenziale fisico del corridore.
Generalmente è strutturata mediante l’ausilio di sport affini ma non corrispondenti al ciclismo (sci di fondo, pattini a rotelle, corsa a piedi - soprattutto in salita- e nuoto) al fine di operare una “liberazione” psicologica ed incrementare l’interesse ed il divertimento alla pratica sportiva anche con mezzi differenti. Questa fase dura dalle quattro alle otto settimane e comunque prevede l’utilizzo della bicicletta per un 15/20% delle uscite di allenamento; questa percentuale tende ad aumentare con l’avvicinarsi del periodo di preparazione generale specifico.
Lo scopo di questa tappa è lo sviluppo aerobico generale e di base, della forza e della velocità, cioè preparare i requisiti fisici e psichici di base.
Successivamente si procede ad una preparazione specifica che prevede un aumento dell’intensità ed una diminuzione del volume rispetto alla tappa precedente (figura 2.10c). Si punta allo sviluppo della condizione fisica specifica con un lavoro compiuto totalmente in bicicletta per due/quattro settimane.
Riassumendo: esiste un carico costante del volume, accompagnato da un adattamento permanente che permette di introdurre elementi di intensità.



Fig. 2.10b: prima fase del periodo preparatorio (Marini, 2003)



Fig. 2.10c: tappa speciale del periodo preparatorio (Marini, 2003)

Il PERIODO AGONISTICO ha il fine di ottenere e stabilizzare la forma sportiva e si suddivide in tre tappe:
-          inizio stagione, con i seguenti obiettivi: mantenimento della forza esplosiva, della velocità (per ottenere un’elevata frequenza di pedalata), della coordinazione neuromtoria (per poter rispondere ad azioni rapide). Si realizza un lavoro più tecnico in intensità che in volume. La durata di questa fase è di 4-8 settimane, in funzione della preparazione annuale
-          metà stagione: l’allenamento psicologico è importante e si realizza sulla base di corse preparatorie che conducono efficacemente alle gare pianificate. Questa fase dura 6-8 settimane
-          periodi di diminuzione di volume ed aumento o mantenimento dell’intensità con lo scopo di ridurre l’iperallenamento indotto dalle competizioni. Questi periodi possono essere dilazionati in più parti all’interno dei macrocicli e cumulativamente occupano un lasso temporale di 6-8 settimane.
Riassumendo: si modulano continuamente i parametri volume ed intensità del carico, favorendo un incremento di lavori qualitativi a discapito di quelli quantitativi, soprattutto in prossimità delle competizioni più importanti.
Nel periodo preparatorio ed in quello agonistico si utilizzano vari metodi di allenamento di tipo speciale. In figura 2.10d è rappresentato, riassuntivamente, un elenco di esercitazioni utilizzate nella sviluppo di tutte le componenti organico-muscolari tipiche del ciclismo [...]



Fig. 2.10d: elenco e descrizione di differenti metodi e obiettivi dell’allenamento al ciclismo
(Bellotti , Matteucci, 1999)


Il PERIODO DI RECUPERO è una fase durante la quale la forma fisica declina poiché l’allenamento diminuisce sia in volume che in intensità. Tale periodo dura delle 4 alle 8 settimane ed al suo interno si distinguono, in successione cronologica, due periodi: uno di recupero biologico, fisico e psichico in cui si praticano sport complementari che favoriscono il recupero, soprattutto psicologico; segue un periodo di riposo attivo in cui non si abbandona l’uso della bicicletta a cui si affiancano esercizi e sport complementari come nel periodo precedente.
Riassumendo: il volume e l’intensità diminuiscono drasticamente, ma il lavoro realizzato deve essere mantenuto ad un livello superiore (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

All’interno di questa struttura annuale si inseriscono i macro e microcicli: i primi rappresentano il rapporto particolare tra volume ed intensità e l’alternanza tra diminuzione ed aumento del carico medio (Weineck, citando Harre, 1976).
I secondi comprendono un lasso di tempo minore (in genere una settimana) e si adeguano alle circostanze del momento (stato attuale e disponibilità all’allenamento, condizioni climatiche,…) e determinano in maniera più differenziata quale deve essere l’entità del carico. Fondamentalmente esso deve essere programmato in modo che le unità di allenamento nelle quali vengono poste richieste particolari alla rapidità, alla forza rapida, alla tecnica o alle capacità coordinative vengano realizzate nei giorni nei quali vi è una capacità ottimale di prestazione (Weineck, citando Harre, 1976).
Nel settore giovanile vale lo schema di periodizzazione “semplice” introdotto da Matwejew (1972), nel quale volume ed intensità, con il loro aumento graduale, portano ad un andamento periodico di grande ampiezza (figura 2.10f).


Legenda:
linea continua: VOLUME; linee tratteggiate: INTENSITà I e Ia rappresentano la dinamica annuale di volume ed intensità del carico; II e IIa rappresentano la dinamica di volume ed intensità del carico del macrociclo; III (colonne) mostrano esempi dell’andamento di singoli microcicli.

Fig. 2.10f: rappresentazione grafica di volume ed intensità in una stagione agonistica

E’ importante quindi operare una periodizzazione “semplice” in atleti in formazione e non affidarsi ad una periodizzazione “doppia” (due picchi di forma per periodi più brevi) per evitare eccessi di sollecitazione della capacità di prestazione fisica degli atleti e non entrare in collisione con le loro esigenze scolastiche. Nel contesto della periodizzazione le gare inoltre devono mantenere la motivazione e non compromettere il processo di allenamento a lungo termine con una preparazione particolare ad esse dedicata.


2.11 Le competizioni: alcune considerazioni
Il comportamento in gara deve essere studiato in modo particolareggiato sotto il profilo delle manifestazioni fisiche, tecniche, tattiche e psicologiche.
Il lavoro realizzato durante un allenamento è dissimile da quello realizzabile in una competizione: può essere simile, ma non sarà mai la stessa cosa poiché:
-          tutte le azioni iniziali di gara si sviluppano in condizioni di stress; lo stato di pre-gara può essere mediato dal riscaldamento che svolge quindi una funzione motivatrice
-          in gara il primo obiettivo da considerare è quello di mettere l’avversario in uno stato d’inferiorità (di condizioni, di possibilità) stabilizzando il proprio comportamento e destabilizzando quello degli altri
-          ogni ciclista è autonomo e prendere una decisione implica un apprendimento avvenuto in precedenza
-          le tattiche devono essere adottate in tempi brevissimi e servono ad aumentare al massimo il rendimento.
La gara è quindi il controllo più rigoroso al quale il soggetto viene sottoposto, di conseguenza, il risultato ha un’importanza rilevante (ma non determinante nelle categorie giovanili). L’allenamento serve a costruire la gara, a “mostrare” la prestazione. Senza gare, l’allenamento perde tutto il suo valore per l’atleta, in quanto rappresenta la preparazione necessaria a disputare con successo le gare (Weineck 2001).
Il senso di responsabilità che la competizione implica non è però sempre sopportabile, soprattutto negli esordienti. Tale responsabilità deve essere rafforzata per mezzo degli allenamenti, i quali servono a migliorare la maturità psicologica e l’esperienza.
Riassumendo le differenze rilevanti tra competizione ed allenamento sono:
-          in allenamento non esiste tensione iniziale, mentre in gara lo stadio pre-partenza implica tensione e dispendio nervoso: la gara richiede concentrazione e motivazioni superiori all’allenamento
-          in allenamento il soggetto dispone di tempo per correggere i suoi errori, mentre in gara i tempi sono molto più limitati
-          il comportamento motorio di un corridore in allenamento può essere “creativo”, in gara deve rispettare stereotipi prefissati (Algarra, 1997).
Inoltre nella scelta delle gare occorre porre attenzione a:
-          la corretta definizione della loro successione, in modo da mantenere sempre sufficienti fasi di recupero
-          effettuare un numero sufficiente di gare
-          disputare gare di livello corrispondente al relativo stato di preparazione: dalle gare di costruzione si deve passare a gare sempre più impegnative
-          nello sport giovanile le gare sono tappe intermedie, sono stazioni sul cammino verso prestazioni più elevate, perciò debbono essere collegate ai compiti assegnati all’allenamento, dal punto di vista sia dei loro contenuti sia dei metodi della loro organizzazione (Weineck 2001)
-          il giovane atleta deve svolgere un’attività di gara multilaterale (Weineck 2001)
-          le gare debbono porre all’organismo richieste crescenti.
Infine si deve valutare la competizione, indipendentemente dall’esito positivo o negativo; questo processo deve produrre un miglioramento dell’atteggiamento verso l’allenamento. In particolare i risultati negativi servono all’atleta a capire i propri errori e a ricavare un insegnamento utile a migliorare la capacità prestativa sportiva. Quindi l’atleta deve essere condotto gradualmente ad acquisire la capacità di analizzare autonomamente la sua prestazione di gara e di ricavarne da solo le relative deduzioni.