Arrivo a Siena il Sabato sotto un
diluvio torrenziale e dal divano dell'Hotel (a dire la verità era piuttosto
triste) le immagini dei Pro che pedalano nella tregenda mi ricordano quanto
epico e romantico sia questo sport … ma anche quanto potrebbe essere terribile
per noi comuni mortali trovare una giornata così domani. Dovessero esserci le
medesime condizioni anche domattina, certamente non partirò. Troppi rischi in
un giorno che deve essere di puro piacere. Ma c'è ancora tempo perché il meteo
si sistemi per cui tanto vale attendere pazientemente l'indomani.
La Domenica arriva accompagnata da una
notevole schiarita. Sono le 6, ho dormito poco e male ma con un bimbo di 14
mesi in casa è ormai la normalità . Anzi, quasi quasi ho dormito anche più del
solito. Colazione secondo abitudini perché, come direbbe il mio amico Roberto
Massa, non si devono mai cambiare le proprie consuetudini il giorno della gara.
Salgo in camera e inizio a vestirmi. Fuori ci sono 5 gradi ma qualcosa mi dice
uscirà una giornata bella come nel 2016 : inferno al Sabato e Paradiso la
Domenica. Ma devo ricordarmi che starò fermo in griglia per almeno 45 minuti
(una roba che mi sta veramente sui **** ma così è) col rischio di partire
congelato. Partire freddi non è bello, ma l'overheating durate la gara è
certamente deleterio. Quando ci sono al massimo 10°, trovarsi bagnati fradici
dopo un'ora è quanto di peggio ti possa capitare.
Lo confesso, ieri mi sono consultato
con un mio caro amico che il corridore lo fa di mestiere per cui, facendo
tesoro delle dritte, scelgo il mio outfit ma non prima di essermi cosparso di
crema riscaldante un po' dappertutto: piedi, gambe e pancia (così dice il PRO
ed io eseguo) saturando la stanza di un pungente ma piacevole profumo di canfora.
Per farla breve, mi sono vestito così
:
CASCO AERO BONTRAGER BALLISTA (chiuso
è meglio che aperto perché non è Luglio e l'aria bastarda … non certo per la
velocità )
OCCHIALI OAKLEY RADAR EV FOTOCROMATICI
(eccellenti col cielo coperto ma funzionali anche con il sole purché non troppo
forte)
SOTTOCASCO CASTELLI THERMO (sia mai mi
si congelino quei 5 neuroni rimasti e allora punto allo zuccotto del nonno)
MAGLIA INTIMA MC PESANTE MAVIC
(eccellente perché tiene caldo ma si asciuga in un lampo. Poca spesa tanta
resa)
MAGLIA ESTICA MC FLADRES LOVE SQUADRA
CORSE (a parte che su di me il termine “corse” stona, la maglia è ottima perché
molto attillata ma elastica. Non ti stringe e non svolazza in giro. Effetto
cotechino garantito)
PANTALOCINO CASTELLI NANOFLEX II (lo
chiamo il dolce abbraccio : bello caldo e soffice come piace a me)
MANICOTTI CASTELLI NANOFLEX (il
prodotto perfetto, caldo e asciutto anche con la pioggia : una garanzia)
SMANICATO PELLA TERMICO CON TASCHE
(ideale per restare caldo in partenza e nei primi km. Molto pratico perché se
non lo levi puoi mettere in tasca gel, barrette, santini, ecc, Poi, me l'hanno
regalato quindi è perfetto)
GUANTO ASSOS EARLY WINTER GLOVES S7
(lungo, caldo ma non troppo. Al limite li leverò ma all'inizio saranno certamente
una manna perché con le mani congelate non si frena)
CALZE ESTIVE (odio trovarmi con i
piedi sudati perché poi congelano e ciao mare)
SCARPE SOLITE (io uso le SPECIALIZED
ROAD 6)
COPRISCARPE CASTELLI AERO NANO (tipo i
Velotoze ma con la cerniera così non devi iniziare ad infilarli il giorno
prima).
Scendo e inforco il mio mezzo lasciato
in un angolo di una affollatissima hall adibita per l'occasione a triste
deposito di biciclette. Per questa gara non ho fatto scelte tecniche perché a
mio avviso non ce n'è proprio bisogno. Certo, correre con una bici AERO con
ruote da 80 non mi pare una scelta intelligente, ma io pedalo su una Giant TCR
ADVANCED SL che reputo un mezzo eccellente e su cui ho lasciato le stesse ruote
che utilizzo tutti giorni, ossia un paio di affidabilissime FULCRUM RACING 4
con copertoni PIRELLI PZERO DA 25” gonfiati a 7,5bar …. come sempre.
Sono le 7:30 e partiamo in direzione
della Fortezza Medicea. Sono poco più di 2km dall'Hotel, 500 metri in discesa e
2 km di salita con 500mt stile garage. Se il buongiorno si vede dal mattino ...
Siamo già in griglia alle 7:45 e se
c'è un motivo, uno solo per cui non amo le Granfondo è proprio la noiosissima,
interminabile, attesa prima della partenza. Rinchiuso, transennato e annoiato
come un gregge di pecore. Se ti scappa la devi fare contro il muretto davanti a
tutti. Quando parti hai e gambe di pietra. Se c'è freddo muori congelato.
Insomma, una grandissima rottura.
Sono in griglia da 45 minuti, fa
freschino e benedico la santa crema che sta facendo orgogliosamente il suo
lavoro.
Finalmente alle 8:30 in punto scatta
il via. O meglio, i primi partono, io
invece attendo pazientemente 12 minuti
(si avete capito bene) prima di poter finalmente assaporare la corsa passando
sotto lo striscione dello START.
La partenza è nervosa, stentata e
prudente ma d'altronde quando hai il pettorale 4544 sai che avrai davanti
tantissime persone con attitudini diversissime e differenti atteggiamenti nei
confronti della Gara. Chi vuole tirare, chi non vuole, chi vuole guardarsi
intorno, chi ha paura del gruppo, chi è qui per i ristori, chi pensa di essere
un Campione solo che quelli c'erano ieri, chi scenderà spesso dalla bici e chi
semplicemente pedalerà senza pensare a nulla. Praticamente una potenziale tempesta
perfetta.
Aspetto che il gruppo si apra per
evitare rischi inutili e parto forte tenendo d'occhio la potenza per evitare di
strafare. Non so in che condizioni saranno gli sterrati ma se voglio rispettare
il mio proposito sarà importante arrivare al primo alla svelta per evitare di
restare imbottigliato. Sono 20km senza un metro di pianura (in realtà non ce
n'è in tutta la gara). La disabitudine alle gare non mi condiziona ad inseguire
tutti e faccio gli strappi al mio ritmo. So quali sono i miei limiti e so cosa
devo fare. Quando posso salto in un gruppetto più veloce ma senza troppi
patemi. Pratica dispendiosa ma utile per sfruttare la scia qua e là . In realtÃ
mi accorgo che sto spesso tirando qualcuno, d'altronde quando hai la mia stazza
è normale girarsi e vedere un ciclista riconoscente alla ruota.
Ci siamo. Dopo 20 esatti (percorsi a 35,4 di media, il
mio fido 520 (sui cu ho caricato i segmenti STRAVA di tutti gli sterrati) mi
avvisa che il primo tratto (VIDRITTA 2,6KM in leggera discesa) si sta avvicinando.
Bello piatto come piace a me, mi sento sono pronto per la modalità FULL GAS.
Entro forte, il fondo è buono ma una patina di fango suggerisce prudenza,
evito 185 buche nei primi 10 metri e …. miseramente freno. Ciclisti quasi fermi
che urlano. il classico segnale di allarme tipico anche delle marmotte.
Cominciamo bene. Temo una caduta invece è il temutissimo panico da borraccia a
terra, praticamente uno di quei rallentamenti in A4 basati sul nulla. Come
detto all'inizio, non tutti abbiamo dimestichezza col gruppo e basta una
frenata da panico ad innescare un disastro ma invece, fortunatamente, abbiamo
solo rallentato.
Uscito indenne ma contrariato (avevo fretta … sono in ritardo sulla tabella di marcia) mi tuffo nell'amato mangia e bevi senese. E' passata un'oretta e come da programma addento una magnifica barretta (gusto torta al limone( già preventivamente scartata . Si, perché ci hanno fatto due palle tanto nelle telecronache TV, che ormai lo sa anche il mio gatto che le barrette si aprono prima di partire. Pochi km e arrivo al secondo settore (BAGNAIA 4,7KM con pendenze a doppia cifra) il più temuto perché non lo conosco (nel 2016 non c'era). Fondo peggiore del precedente con il solito bastardissimo e sottile strato di fango che non vede l'ora di farti andare col culo per terra ma soprattutto tanto traffico. Troppo. Non che il mio ritmo in salita sia irresistibile, anzi, ma continuare ad accelerare, rallentare e superare non è certo efficace. Darà anche gusto superare ma per farlo ci vogliono 1000 occhi e anche un po' di pelo. Finito. Passato pericolo. Mi resta solo quella strana sensazione di guida che mi fa persino pensare di aver bucato. In in realtà è solo il mix peso/fango/pendenza a rendere la pedalata più difficile del previsto.
Il rischio più grosso però l'ho corso
al primo ristoro poco dopo: un muro umano che occupava tutta la sede stradale
mi ha costretto ad una brusca frenata (e a qualche risoluta invettiva) per
evitare il disastro. Chi attraversa, chi si ferma, chi ritorna indietro, chi
cerca l'amico, chi semplicemente cerca di uscirne. Eppure mi pare che ci fosse, poche decine di
metri prima, un gentile signore con una bandiera in mano che urlava: RISTORO
A SINISTRA, RISTORO A SINISTRA !!! Me lo sarò sognato ...
Passati indenni dal tremendo ingorgo,
affrontiamo il terzo settore sterrato (RADI 4,4KM di continui saliscendi anche
ripidi) dove oltre alle difficoltà di grip, si sono aggiunte quelle dovute alle
discese : viscide, ripide, veloci. Ho guidato veramente sulle uova perché la
mia stazza mi porta naturalmente ad accelerare. Ottimo se non devi rallentare e
curvare nella melma. Questo settore è anche quello col paesaggio più bello ma
essendo piuttosto concentrato nella guida confesso di aver visto ben poco.
I primi 3 settori sono racchiusi in
20km e se affrontati di petto ti tagliano la gambe. Io per non saper né leggere
né scrivere tengo sempre d'occhio i miei dati, mi idrato, mi prendo un gel,
scambio cenni di saluto con qualche
compagno di avventura di turno e proseguo.
Tra uno strappo incedente al 20%,
qualche rotonda malmessa e orrende zone industriali con un asfalto che al
confronto gli sterrati sono parquet, arriviamo al o settore che in realtà è più
che altro una carraia di 800mt senza alcuna rilevanza.
Le difficoltà però stanno arrivando.
Si avvicinano i tratti più temuti. Sono in bici da oltre 2 ore, mi sono alimentato e idratato bene, non ho
crampi ma la fatica inizia a farsi sentire.
Nel solito interminabile saliscendi,
arriviamo rapidamente agli ultimi 2 settori che sono separati da una manciata
di minuti (COLLE PINZUTO 2,5km con simpatico muro sterrato e LE TOLFE 1,5km con
simpaticissimo muro sterrato preceduto da una ripida discesa) e che mettono la
parola fine a fango e buche ma di certo non sono le ultime difficoltà di
giornata. Ormai si fa praticamente tutti gara solitaria perché lo sparpaglio è
veramente massimo. Facce fresche non se ne vedono più. Le gambe sono finite un
po' a tutti (me compreso) ma la meta è vicina. Mi tenuto in tasca qualcosa
perché conosco il finale e so che pensarlo facile potrebbe costare caro.
I miei ultimi kilometri sono stati
veramente un'emozione forte. Ormai il crono mi dice che l'obiettivo è andato.
Ma già adesso sono contento. Ho fatto quello che volevo in condizioni non
facili. Spingo ancora forte ma mai oltre il limite perché tra poco arriva il
meglio e me lo voglio godere. Non voglio certo finire con i crampi. E il
finale, se hai la cotta è una sofferenza mortale.
Imbocco la Porta di Fontebranda in uno
stato di trans. Conscio che tra 5 minuti scarsi sarà finito il gioco.
Salgo in progressione e poi negli
ultimi 200 metri, quelli duri davvero, quelli che sembrano la TRE TRE di
Madonna di Campiglio, salgo in piedi sui pedali e me la godo come un matto. Più
forte di così, con certe pendenze proprio non potevo salire.
Piazza del Campo è ormai dietro
l'angolo e non è una metafora. Pochi metri, svolta a destra, leggera discesa e passo sotto il
traguardo. Come quelli veri. Come quelli di ieri. E' buffo da dire, ma
l'emozione c'è. Ed è bella. Intensa. Pulita. Genuina. Quella che provavo da
bambino quando passavo pomeriggio interi al campetto del quartiere. Quel
piacere solo tuo. Perché sotto la Torre del Mangia non ti ci ha portato
nessuno. Ti sei venuto tu con le tue gambe.
Mi fermo pochi secondi. Accendo il
telefono. Scatto un Selfie per i posteri. Mi rimetto il gilet e via in Hotel.
Non c'è freddo ma non è Ferragosto, meglio evitare malanni.
Tornato in camera mi accoglie il mio
amico Massimo con cui ho condiviso la trasferta (lui ha vinto) e vedendomi
sorridente mi dice: "ti sei divertito, vero? E non mi sembri nemmeno stanco.
Bah, diciamo che non sono sulle ginocchia ma stanco lo sono", Ma soprattutto
sono contento. Poter fare esattamente quello che più ci piace, quello che ci dÃ
gusto, quello che ci fa stare bene, è un grande privilegio. Ricordatelo.
Alla prossima.
Grazie a Roberto Massa per avermi
portato a Siena in condizioni ottimali.
Grazie a Davide Martinelli per i
consigli e le portentose creme riscaldanti.
Nota tecnica :
Come tutti i ciclosuonati che si
rispettino, ho caricato la mia gara su Strava e mi ha fatto piacere constatare
che A) non mi sia ancora rincoglionito B) le sensazioni provate sugli sterrati
erano giuste: tutti i tempi sono più alti confrontati con l'edizione 2016.
Tutti. Nessuno escluso. In condizioni del genere, il fango che ti rallenta in
salita e ti suggerisce prudenza in discesa fa la differenza. Peccato perché
potevo vincere...
Per finire, qualche dato per gli
appassionati di numeri :
Età : 45
Peso in assetto gara (vestito, 2
borracce piene e borsello sottosella) :>100kg
Obiettivo 2:59:59
Tempo impiegato : 3:06:40
Distanza percorsa : 86KM
Dislivello : 1339 mt
Potenza NP : 285W
Fc media : 155 bpm
Lavoro : 2788 kJ
Integrazione : 1 barretta e 4 gel
Idratazione : 2 borracce di sola acqua
Urla : parecchie
Insulti : limitati
Divertimento : tantissimo